Errore (Ripa, 1625) - Chevalier d’Arpin
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Analyse
« HVOMO quasi in abito di viandante, c’habbia bendato gl’occhi, & vada con un bastone a tentone, in atto di cercare il viaggio, per andare assicurandosi, & questo va quasi sempre con l’Ignoranza.
L’Errore (secondo gli Stoici) è un’uscire di strada, & deviare dalla linea, come il non errare è un caminare per la via dritta senza inciampare dall’una, o dall’altra banda, tal che tutte l’opere, ò del corpo, ò dell’intelletto, nostro si potrà dire, che siano in viaggio, o pellegrinaggio, dopò il quale, non storcendo, speriamo arrivare alla felicità.
Questo ci mostrò Christo nostro Signore, l’attioni del quale furono tutte per instruttione nostra, quando apparì a’ suoi Discepoli in habito di pellegrino, & Iddio nel Levitico, commandando al popol d’Israel, che non volesse, caminando torcere da una banda, ò dall’altra. Per questa cagione l’Errore si doverà fare in habito di pellegrino, overo di viandante, non potendo essere l’Errore senza il passo delle nostre attioni, ò pensieri, come si è detto.
Gl’occhi bendati significano, che quando è oscurato il lume dell’intelletto co’l velo de gl’interessi mondani facilmente s’incorre ne gl’errori.
Il Bastone, con il quale va cercando la strada, si pone per il senso, come l’occhio per l’intelletto, perché come quello è più corporeo, così l’atto di questo è meno sensibile, e più spirituale, e si nota in somma, che chì procede per via del senso, facilmente può ad ogni passo errare, senza il discorso dell’intelletto, & senza la vera ragione di qual si voglia cosa, questo medesimo, & più chiaramente mostra l’Ignoranza, che appresso si dipinge. »
2. P. 205. Prima parte.
Informations techniques
Notice #004719